Negli ultimi decenni si è parlato tanto su chi sia stato il primo vero pioniere della finger ramp per il basso elettrico, accessorio che ha fatto la sua apparizione su vari bassi negli anni ’80 e ’90. Tuttavia, se molti portavano questa invenzione in varie parti del mondo, è impossibile non constatare il fatto che Josquin Des Pres usasse e creasse le prime finger ramp già negli anni ’70.

Esistono testimonianze dell’epoca in cui Des Pres usa un basso con rampa mentre suona insieme alla sua band, gli Edition Speciale, su United Artists Records e di quando suonò con il violinista francese Didier Lockwood e l’allora violinista della Mahavishnu Orchestra Jerry Goodman. In seguito, Josquin Des Pres si spostò a Los Angeles dove diventò un produttore, facendo approdare così la finger ramp negli Stati Uniti.
Noi lo abbiamo raggiunto grazie al potere del web e gli abbiamo fatto alcune domande riguardo la sua invenzione che in futuro avrebbe influenzato bassisti come Gary Willis e Alain Caron.
Luca: Ciao Josquin, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Vorrei cominciare dalle origini: quando hai montato la tua prima Finger Ramp?
Josquin: Ciao Luca, certamente. Dunque, nel 1972 acquistai un basso Fender Precision e ne rimossi il battipenna, sostituendolo con un altro più piccolo che supportasse soltanto i controlli di volume e tono e l’uscita per il jack. Lo scopo era quello di creare uno spazio più ampio nel punto in cui la tastiera si unisce al corpo del basso.
L: Perché hai sentito questa esigenza?
J: Perché in questo modo avevo un ottimo punto su cui far riposare il pollice destro, ma cosa ancora più importante, potevo pizzicare sulla tastiera con la mano destra.
L: E quali erano i vantaggi di questa pratica?
J: In pratica quello che fa oggi la tua Finger Ramp, cioè mi permetteva di suonare più velocemente perché impediva alle dita di scivolare troppo giù tra una corda e l’altra.
L: Cosa ti ha portato a realizzare la prima rampa?
J: È stata l’esigenza di ricreare quello stesso punto per la mano destra e quella stessa sensazione sulla tastiera in un punto delle corde in cui c’era più tensione in modo da garantire un’esecuzione più veloce, pulita e precisa.
L: Sei stato tu a creare fisicamente la prima rampa?
J: Non esattamente. Avevo avuto l’intuizione e sapevo che avrei dovuto calcolare il radius della rampa, affinché la mia idea funzionasse. Devi sapere che io vivevo in un piccolo paesino rurale delle campagne francesi. In quei posti non trovi liutai. In compenso, trovi molti falegnami. Così ne trovai uno che riuscì coi suoi strumenti a misurare il radius e creare due finger ramp di legno, una per il neck e una per il bridge. In questo modo, riuscii a ricreare quello stesso effetto in un paio di punti strategici, così da poter provare diverse tecniche di pizzicato con la mano destra.
L: Quali altri vantaggi ti dava la finger ramp?
J: In pratica gli stessi che offre il tuo modello: potendo far riposare il pollice, i muscoli non erano sottoposti a un eccessivo affaticamento e riuscivo a concentrarmi meglio sull’esecuzione. Quando mi esibivo, la rampa mi permetteva di tornare a casa senza avere il polso distrutto.
L: Cos’è successo negli Stati Uniti? Sapresti ricostruire le tappe della diffusione del tuo accessorio?
J: Quando mi trasferii a Los Angeles continuai a usare la finger ramp, ma non sono mai riuscito a tracciarne la diffusione, quindi ne ho semplicemente perso il controllo, ma immagino che qualche bassista con cui ho collaborato negli anni mi abbia osservato e abbia provato a riprodurla sul proprio strumento. Quello che so è che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 decisamente non ero più l’unico a usarla.
L: Peccato! Ci sarebbe piaciuto tanto riuscire a tracciare una storia definitiva della Finger Ramp. Grazie per il tuo tempo e per la tua storia, Josquin.
J: Grazie a te, Luca, per avermi dato questa possibilità e per l’entusiasmo e la passione.